Il piombo è un materiale resistente  e duttile, utilizzato fin dal passato per costruire tubature utili alla distribuzione  di  acqua. A  partire dagli anni sessanta circa, nuove  normative e nuove tecniche o materiali ne hanno, però,
ridotto l’utilizzo nelle reti di distribuzione dell’acqua destinata al consumo umano. Questo perché vari studi scientifici hanno messo in evidenza che se la quantità di piombo assorbita è minima quest’ultimo non viene metabolizzato ma in larga parte escreto attraverso le urine, solo un 20% rimane all’interno del nostro organismo. Se, però, l’esposizione è costante o la concentrazione del piombo è maggiore, si hanno fenomeni di accumulo che possono provocare una vasta gamma di effetti biologici che comprendono problemi nella sintesi di emoglobina (anemia), problemi ossei, problemi sui reni, sul tratto gastrointestinale, sul sistema riproduttivo e danneggiamento acuto o cronico del sistema nervoso. Attualmente l’utilizzo di piombo nei materiali a contatto con l’acqua destinata a consumo umano è rigorosamente disciplinato al fine di limitare i rischi di contaminazione delle acque Infatti generalmente, le acque rifornite dal gestore del servizio idrico contengono livelli di piombo significativamente  inferiori  a 10 microgrammi/litro (μg/litro) limite di legge vigente dal 26 dicembre 2013.